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giovedì 10 febbraio 2011

Perché Massimo D'Alema, come Presidente del Consiglio, puo' fare causa allo Stato ed altri no?

Forse non tutti sanno che quando era Presidente del Consiglio il leader del PD,Massimo D'Alema parliamo del 1998, intentò causa contro lo Stato. Motivo? Indovinate un po'?
La lentezza dei processi e l'archiviazione che tardava ad arrivare. La questione è relativa ai finanziamenti illeciti che dalle Coop Rosse transitarono all'allora PCI-PDS poi DS. Il PM, nel 1994, era Carlo Nordio il quale dopo 4 anni di indagini dovette chiedere l'archiviazione tenendo, diciamo così, sulla graticola alcuni leader dell'allora PDS/DS. Tra questi Achille Occhetto e anche Massimo D'Alema, all'epoca dei fatti niente poco di meno che Presidente del Consiglio di un governo di Ribaltone che tolse il posto al leader, invece, eletto o, se volete, designato dalle urne nel 1996, Romano Prodi.
Eppure nonostante la posizione abusiva, diciamo così, Massimo D'Alema ebbe anche la sfacciataggine di rivalersi nei confronti dello Stato intendando causa per la lentezza della giustizia. Pensate un po', parliamo di oltre 12 anni fa. Figuriamoci ora cosa deve esser la Giustizia, visto che siamo ancora senza riforme o queste vengono ostacolate dal populismo e dal piazzismo di chi, per fortuna, non è riuscito nell'operazione di ribaltone: Fini e la sinistra.

Eppure oggi tutti si scandalizzano quando un Presidente del Consiglio, a torto o a ragione, minaccia di intentare causa allo Stato perché un suo organo istituzionale, la Magistratura, non procede in modo corretto a prescindere dalla sua lentezza. Ciò che conta non è il motivo ma il modo. D'Alema chiese ed ottenne un risarcimento. Eppure nessuno si scandalizzò allora. E dunque delle due l'una, o ci teniamo questi balletti continui di Presidenti del Consiglio che chiedono 'danni' allo Stato oppure accettiamo l'idea che la Giustizia, o sia la lentezza o sia la procedura di indagini non in linea con determinati principi costituzionali e non, vada notevolmente e profondamente rinnovata e riformata.

Questo perché se il Presidente del Consiglio di turno chiede i soldi allo Stato per farsi risarcire alla fine chi lo prende a quel servizo è sempre il contribuente. Il PM, però, non paga di tasca sua e tantomeno non subisce alcuna punizione o provvedimento. E se un PM, come nel caso di D'Alema o anche nel caso di altri, sbaglia e anche di grosso perché non si vuole introdurre questo cazzo di principio etico e morale che prevede la Responsabilità civile per i PM? Così pagano loro e non paghiamo noi contribuenti, come è giusto che sia. Almeno togliamo di mezzo tutto questo giustizialismo, finiano e di sinistra, che sembra solo una farsa di piazza ed è meramente autoreferenziale, soprattutto è comico se sparato da chi si professa LIBERALE o, peggio ancora, di DESTRA LEGALITARIA E REPUBBLICANA, ma per cortesia.

Ad ogni modo ringrazio dello scambio email il giornalista Davide Giacalone, senza la cui intervista, questa mattina in radio, non avrei mai saputo di questa cosa e come me, immagino, NESSUNO IN ITALIA, NESSUN GIORNALE E NESSUN RIFERIMENTO visto il ripetersi, a distanza di anni, della cosa con Presidente del Consiglio diverso. Ecco, questa è l'informazione parziale che in Italia domina e che non mi piace, con evidenti responsabilità etiche e professionali. Ma anche i giornalisti, come i PM, in alcuni casi sono isole intoccabili. Lasciamo stare

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